domenica 19 settembre 2010

Alle Giornate della traduzione letteraria di Urbino con "La vita agra"

Siamo appena rientrate dalle Giornate della traduzione letteraria, organizzate come ogni anno dall'Università di Urbino.

Alessandra ha tenuto per conto dell'Associazione Italiana Traduttori e Interpreti due seminari sulla revisione e redazione di una traduzione editoriale, un tema che, a giudicare dall'affluenza e dalle numerose domande dei partecipanti, continua a suscitare interesse. Qui puoi trovare una sintesi degli argomenti trattati e qui il resoconto di un altro corso dell'AITI dedicato alla revisione.

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Abbiamo poi assistito ad altri seminari, fra cui quello di Mariarosa Bricchi, direttrice editoriale di Bruno Mondadori, che ha parlato di calchi linguistici.

Per fare un esempio, ha letto un brano da La vita agra di Luciano Bianciardi, in cui il protagonista sottopone a una redattrice una prova di traduzione, con esiti comici. La redattrice, infatti, stravolge il testo del protagonista in nome di una fedeltà all'originale che assomiglia molto a un calco... Oltre a essere divertente, il brano ci ha fatto venire voglia di rileggere questo libro del 1962, scritto da un autore che fu anche traduttore di Faulkner, Miller e Huxley. Forse farà lo stesso effetto anche a te, perciò te lo proponiamo:

[la redattrice] Fu egualmente ferma e materna, quando mi convocò per dirmi che il mio saggio di traduzione non era stato troppo soddisfacente.


"Benedetto figliolo" mi disse. "Ma perché non ha seguito i miei consigli? Le avevo detto, no?, fedeltà al testo. E guardi qua. Dove siamo, dunque?" Sfogliava le mie cartelle tutte corrette a lapis.
"Sì, quel punto dove il capitano invita i suoi uomini all'assalto della trincea nemica. Le sue parole... Sì, ecco. Lei mi traduce: Sotto ragazzi, eccetera. Ora guardi il testo inglese. Dice..." Adesso sfogliava il libro, e trovò la crocetta al margine.
"Il testo dice: Come on boys. Capisce? Lei mi ha invertito il significato. Come on boys vuol dire venite su ragazzi, e così bisogna tradurre. Lei mi mette l'opposto, cioè non su. ma sotto. E ancora, più avanti, dove descrive l'alzabandiera a bordo. Lei ha tradotto, mi pare, i marinai si scoprirono, sì, si scoprirono, ha tradotto lei, mentre il testo inglese diceva: The crew raised their hats. Vede l'inglese come è preciso? La ciurma alzò i loro cappelli. Alzò, capisce, come a salutare la bandiera sul pennone." E con la mano fece anche lei il gesto di chi alza un cappello. Mi provai a dire qualcosa, ma lei m'interruppe.
"Lo so, il risultato è lo stesso, quando uno alza il suo cappello, si scopre, ma allora bisognerebbe precisare che scoperto rimane il suo capo. Dire, non so, che i marinai scoprirono i loro capi, oppure le loro teste, ma così risulterebbe un po'... come dire?... un po' faticoso." Sorrise.
"Io lo dico sempre ai traduttori: non cercate di inventare, state sempre dietro al testo, che oltre tutto è più facile. La ciurma alzò i loro cappelli, dunque. Lei poi, vede, tende a saltare, a omettere parolette, che invece vanno lasciate, perché hanno la loro importanza. Più avanti, per esempio, lei mi traduce: Gli strinsi la mano. Ebbene, l'inglese è più preciso, e dice infatti: He shook his hand, cioè egli strinse, ma più precisamente scosse, la sua mano, o se vuole, meglio ancora, egli scosse la mano di lui." Continuava a sfogliare le mie cartelle. [...]
"Un'ultima cosa, a volte lei appiattisce certi bei modi di dire inglesi. Per esempio qui. Lei dice che i mezzi da sbarco erano le mille miglia lontani dalle coste laziali. Questo suo le mille miglia è assai meno efficace che nel testo inglese, dove si parla di a hell of a distance, cioè di un inferno di distanza. Sente come è bello? I mezzi da sbarco erano a un inferno di distanza eccetera. È molto più robusto, questo inferno di distanza, non le pare?"
Capii che mi voleva congedare e mi alzai. "La traduzione?" farfugliai sulla porta.
"Be', ha visto, no? Vuole un consiglio? Si faccia prima le ossa con qualche editore minore, poi ritorni fra qualche mese, un anno. E si ricordi i miei consigli."
Quella notte non chiusi occhio, e forse anche piansi.


Guarda questo spezzone del film La vita agra con Ugo Tognazzi

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